Agricoltura: storia, avvento delle tecnologie, prospettive con il prof. Luigi Mariani

Relatore della nostra serata è il Prof. Luigi Mariani.

Nato a Rivergaro (Pc) nel 1957, si è laureato in Scienze Agrarie nel 1981. Dal 1987 al 2001 ha diretto il Servizio meteorologico regionale della Lombardia. Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia dal 1997 al 2006 è condirettore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia. È stato docente di Agrometeorologia Presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano (1991-2008), di Agronomia (2008-2014) ed insegna attualmente Storia dell’Agricoltura. Svolge attività di ricerca in ambito nazionale e internazionale e fa attualmente parte del Task Team of Agrometeorology dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale e del gruppo di ricerca della National Wine Agency della Georgia per la valorizzazione di quella viticoltura. Ha al suo attivo oltre 300 pubblicazioni scientifiche e divulgative.

Prof. Luigi Mariani
(Foto da Rivista Civiltà del bere)

Il titolo della conversazione era molto ampio, e il professore molto desideroso di comunicarci il suo entusiasmo per quello che forse possiamo indicare più come una missione conoscitiva che non un lavoro d’insegnamento studentesco. E così la sua trattazione ci ha contagiato, portandoci per mano attraverso il mondo alla ricerca di dati, di confronti di valutazioni. La sua esposizione è stata interessantissima e ricchissima di particolari, difficile da sunteggiare in una relazione sul bollettino senza perdere o il filo logico o le sequenze numeriche sempre importanti per comprendere i ragionamenti, e così gli ho chiesto se mi poteva dare qualche spunto per la relazione. Il gentilissimo professore non solo ha acconsentito, ma quanto leggerete qui sotto è stato scritto da lui. E allora buona lettura anche per gli assenti che potranno avere una presentazione precisa ed esauriente, per quanto possa essere esauriente uno scritto su questo tema, dell’argomento della serata.

 

 

In termini ecologici l’agricoltura è una simbiosi mutualistica fra l’uomo da un lato e piante e animali dall’altro. Tale simbiosi ha modificato in modo rilevantissimo non solo le piante e gli animali domestici, del tutto diversi rispetto agli antenati selvatici, ma anche gli esseri umani, oggi profondamente differenti dai loro antenati cacciatori-raccoglitori, sia dal punto di vista fisiologico sia dal punto di vista socio-culturale. Su quest’ultimo aspetto si può osservare che dall’agricoltura derivano i surplus di cibo da cui hanno tratto origine alcuni aspetti chiave delle nostre società come la divisione del lavoro (nascita di ceti di commercianti, artigiani, soldati, sacerdoti, intellettuali, ecc.) e la comparsa di aree urbane abitate da una popolazione non più dedita all’agricoltura.

Preceduta da una lunga fase di proto-agricoltura (ignicoltura), l’agricoltura nasce alla fine dell’ultima glaciazione, fra 9 e 12mila anni orsono, con la rivoluzione neolitica, avvenuta per ragioni su cui il nostro relatore si è brevemente soffermato, in quattro aree del globo fra loro non comunicanti: la “Mezzaluna fertile” in medio oriente per la civiltà del frumento, l’Asia orientale per la civiltà del riso, l’area sub-sahariana per la civiltà del sorgo e l’America centro-meridionale per la civiltà del mais. A questo evento fondativo è seguita una lunga serie d’innovazioni (invenzione dell’aratro e del carro, introduzione del ferro, perfezionamento dell’aratro, arrivo delle piante dal nuovo mondo, ecc.).

Nel XX secolo l’agricoltura ha poi vissuto un imponente processo d’innovazione tecnologica a base scientifica noto come “rivoluzione verde”, che ha consentito di moltiplicare per sei la produzione totale delle quattro grandi colture (frumento, riso, mais e soia) da cui dipende la sicurezza alimentare globale, a fronte del quadruplicamento della popolazione mondiale. La rivoluzione verde è stata accompagnata dal concentrarsi dell’agricoltura negli areali più vocati con l’abbandono delle aree marginali, e da una meccanizzazione sempre più spinta che ha ridotto in modo rilevante le necessità di manodopera. Come conseguenza di ciò in molti paesi, fra cui l’Italia, si è assistito al massiccio inurbamento della popolazione agricola, richiamata nelle città dalle attività nei settori dall’industria e del terziario, che in quegli stessi anni vivevano una sensibile espansione.

La teoria di Malthus

La morale che si può trarre da tale complessa vicenda, ovviamente tracciata per grandissime linee, è che quando le condizioni politiche, sociali e fondiarie sono tali da offrire il giusto spazio alla creatività umana, i problemi di sicurezza alimentare sono risolti in modo brillante, giustificando così l’affermazione profetica di Ralph Waldo Emerson (Society and Solitude, 1870) secondo cui

“Malthus, affermando che le bocche si moltiplicano geometricamente e il cibo solo aritmeticamente, dimentica di dire che anche l’ingegno umano è un fattore dell’economia politica, per cui le crescenti esigenze della società saranno soddisfatte dal crescente potere dell’inventiva umana.”.

Da questo punto di vista abbiamo oggi il dovere di non trascurare i molti segnali incoraggianti che vengono dalle statistiche a livello mondiale e che ci invitano a vedere sotto una luce positiva l’innovazione tecnologica in agricoltura. E qui il professor Mariani si riferisce in particolare ai seguenti dati di fatto:

  • La percentuale della popolazione mondiale in stato d’insicurezza alimentare è calata sia in termini assoluti, da 1,2 miliardi di persone del 1980 agli 800 milioni odierni, sia in termini relativi, dal 50% della popolazione mondiale del 1945 al 10,5% del 2015.
  • La speranza di vita a livello mondiale è passata dai 45 anni del 1945 ai 70 anni odierni.
  • La mortalità neonatale (morti per 1000 nati vivi nel primo anno di vita) è passata dai 140 bimbi del 1950 ai 40 odierni. Le rese delle quattro specie più coltivate a livello mondiale dal 1961 al 2013 sono triplicate per il frumento (da 1.24 a 3.26 t/ha), quasi triplicate per il mais (da 1.9 a 5.5 t/ha), e più che raddoppiate per il riso (da 1.9 a 4.5 t/ha) e per la soia (da 1.2 a 2.5 t/ha)
  • Scenari produttivi globali profondamente mutati, per i quali ad esempio Cina e India sono fuori dalla fase di penuria alimentare che le ha oppresse per millenni, il che è attestato dal fatto che la pianura del Gange indiana è oggi una delle più importanti realtà produttive mondiali per il frumento.

 

Per l’agricoltura, fra le principali ragioni di tali successi abbiamo l’evoluzione della genetica (nuove varietà più performanti in termini di quantità e qualità del prodotto), l’evoluzione delle tecniche colturali (lavori del terreno, concimazione, difesa fitosanitaria da avversità biotiche/abiotiche, diserbo, ecc.), la migliore alimentazione idrica delle colture (aumento delle superficie irrigua globale, tecniche irrigue più efficaci ed efficienti), un clima migliore per fare agricoltura, una nutrizione carbonica sostanzialmente migliorata rispetto al XIX secolo e imprenditori agricoli dotati di maggiore capacità imprenditoriale e di più elevata propensione all’innovazione. Tutto questo ci porta a guardare alle prospettive del sistema agricolo globale con ottimismo, a condizione di conservare la fiducia nell’innovazione tecnologica e a non farci irretire dalle promesse salvifiche di agricolture (biologico, biodinamico, ecc.) che rifiutano la tecnologia in nome di ritorni agli “antichi saperi” che sarebbero oggi più che mai perniciosi in termini di sicurezza alimentare globale.

Il Prof. Luigi Mariani al Rotary Club Città di Clusone

Luigi è un socio rotariano del RC Milano Nordovest e, com’è prassi con soci in
visita di altri Club, ci siamo scambiati i gagliardetti.