“Quanto stiamo per proporvi non è un ricordo, quello che stiamo per proporvi è una meditazione su quanto fatto da un pugno di uomini per il bene dell’umanità salvando la vita e l’integrità fisica di due miliardi e mezzo di bambini”.
Comincia con queste parole pronunciate nel buio assoluto “End polio – Il racconto di un sogno”.
Lo spettacolo intende raccontare la storia della poliomielite e della lotta a questa malattia che negli ultimi duecento anni ha colpito milioni di persone lasciandone invalide centinaia di migliaia e purtroppo portandone parecchie, troppe, alla morte. Una lotta portata avanti in tutto il mondo e che, dalla fine degli anni Settanta, vede il Rotary International in prima fila.
Lo spettacolo non aveva la pretesa di fare una narrazione storica e scientifica in senso stretto, ma di porre l’accento su cosa sia la poliomielite, sul pericolo che ha rappresentato anche per l’Italia fino a pochi decenni fa, e sull’opera svolta dal Rotary e dai suoi volontari.
Il dramma della poliomielite è introdotto attraverso l’azione scenica di quattro ballerine una delle quali comincia ad andare fuori tempo e quindi a zoppicare per poi si accasciarsi a terra. Una voce fuori campo legge un brano tratto da una lettera spedita dall’isola di Sant’Elena nel 1835 nella quale si narrano i sintomi della malattia che aveva colpito la figlia di un pastore anglicano. Quell’episodio può a buona ragione essere considerato una delle prime descrizioni del suo manifestarsi, che fu fatta per la prima volta nel 1789.
Non era un fatto raro per quanti hanno frequentato le elementari e le medie negli anni Cinquanta e Sessanta come me avere un compagno di scuola, se non addirittura di classe, affetto da poliomielite.
La scoperta in senso stretto è avvenuta tra il 18° e il 19° secolo, però questa malattia colpiva già 3.400 anni fa, se n’è trovata la conferma in una stele degli antichi egizi.
La malattia, sconosciuta come polio, ha comunque lasciato tracce per secoli.
Lo documenta l’opera di tanti famosi artisti che nei loro capolavori hanno dipinto o disegnato storpi dalle deformità facilmente riconducibili ai postumi della polio.
Ma cosa è la poliomielite?
La poliomielite, spesso chiamata polio o paralisi infantile, è una malattia acuta, virale, molto contagiosa che si diffonde da individuo a individuo principalmente per via oro-fecale. Il termine deriva dal greco poliós (πολιός), che significa “grigio”, myelós (μυελός), che si riferisce a midollo spinale, e il suffisso -itis, che indica l’infiammazione.
Sebbene circa il 90% delle infezioni da polio non causino sintomi, gli individui affetti possono presentare una serie di condizioni se il virus entra nella circolazione sanguigna. In circa l’1% dei casi, il virus penetra nel sistema nervoso centrale, dove colpisce di preferenza i neuroni motori, portando a debolezza muscolare e paralisi flaccida acuta. A seconda dei nervi coinvolti, possono presentarsi diversi tipi di paralisi.
- La polio spinale è la forma più comune, caratterizzata da paralisi asimmetrica che spesso coinvolge le gambe.
- La polio bulbare porta alla debolezza dei muscoli innervati dai nervi cranici.
- La polio bulbo spinale è una combinazione di paralisi bulbare e spinale.
La poliomielite è stata riconosciuta come malattia da Jakob Heine nel 1840, mentre il poliovirus è stato identificato nel 1908 da Karl Landsteiner.
La poliomielite è stata una delle malattie infantili più temute del 20° secolo: epidemie di polio hanno paralizzato migliaia di persone, soprattutto bambini; in caso di paralisi del diaframma, poteva portare alla morte per soffocamento.
L’uomo ha convissuto per migliaia di anni con il poliovirus come patogeno endemico; questo fino al 1880 quando in Europa iniziarono le grandi epidemie che poco dopo si diffusero anche negli Stati Uniti d’America.
Nel 1910 gran parte del mondo ha sperimentato un drammatico aumento di casi di polio, e le epidemie sono diventate eventi regolari, soprattutto nelle grandi città e durante i mesi estivi.
Queste epidemie hanno fornito l’impulso per una “grande corsa” verso lo sviluppo di un vaccino.
E’ il 1950 quando Koprowski perfeziona il primo vaccino (bivalente orale). Seguirà la scoperta di Salk (trivalente per iniezione) per arrivare al Sabin (trivalente orale). In questo quadro si evidenziano l’altalena di speranze e delusioni che hanno caratterizzato il lavoro dei ricercatori e la generosa scelta di Sabin di non brevettare il suo vaccino. Un vaccino che però ha un problema: per trasportarlo è necessario garantire la catena del freddo a -20 gradi centigradi.
E’ il 1978 quando il Rotary International vara il programma “TRE H – Humanity, Health, Hunger” e nell’”H” di salute inserisce la lotta alla poliomielite da iniziare già l’anno seguente proclamato dall’Onu “Anno Internazionale del Bambino”. Primo obiettivo è eseguire le vaccinazioni nelle Filippine, dove vi sono il 45% di tutti i casi di polio del mondo con una mortalità del 74%.
Il neonato Rotary Club Treviglio e Pianura Bergamasca, grazie all’intuizione di Sergio Mulitsch di Palmenberg, titolare della Packaging S.p.A. di Zingonia e uno dei massimi esperti in materia d’imballaggi, riesce a superare il problema del trasporto del vaccino a questa temperatura così bassa, ed inizia la prima campagna di vaccinazione nelle Filippine.
Nasce “Polio 2005”, poi “PolioPlus” oggi “End Polio Now”.
Qual è la situazione oggi?
Trascriviamo quanto è sul sito della World Health Organization (WHO):
“Polio cases have decreased by over 99% since 1988, from an estimated 350.000 cases in more than 125 endemic countries then, to 37 reported cases in 2016. Of the 3 strains of wild poliovirus (type 1, type 2, and type 3), wild poliovirus type 2 was eradicated in 1999 and no case of wild poliovirus type 3 has been found since the last reported case in Nigeria in November 2012.”
Siamo dunque a un piccolo passo dal successo, che è quello di eradicare completamente una malattia come questa dall’orizzonte dell’umanità.
C’è da fare ancora un piccolo passo che richiede comunque grande perseveranza e determinazione, e noi tutti dobbiamo essere, e siamo, concentrati a raggiungere quest’obiettivo.