Priel Korenfeld classe 1983, nato e cresciuto in Israele e poi trasferitosi in Italia ad Udine nel 2007 per partecipare un programma di Studentato Internazionale di Pace, é stato il nostro ospite alla conviviale del 11/Ottobre.
Laureato in Psicologia all’Università Degli Studi di Trieste e particolarmente appassionato alle tematiche quali gestione di conflitti e pregiudizi sociali nonché le psicologie delle organizzazioni, il suo speech presentato al TEDxUdine qualche anno fa e raggiungibile da internet, é frutto della sua esperienza e dei suoi studi, prima nella sua terra natale e poi sul nostro territorio.
Il suo intervento alla nostra conviviale ha avuto inizio dal racconto della sua prima esperienza in Italia, quando si é trovato a condividere per più di 3 anni la sua camera con un compagno di studi di origini palestinesi, e il suo appartamento con ragazzi turchi e curdi.
Sicuramente Priel durante questo periodo e negli anni a seguire ha imparato il significato della parola condividere, non solo nella sua semplice asserzione, ma nel suo più profondo significato rapportandolo ad una condivisione di conoscenze, di culture e di credenze per – ed enfatizza il concetto con un immagine – superare questo momento di crisi e di difficoltà onnipresente e generalizzata.
Non possiamo dicerto dimenticare che le nostre società sono sulla traiettoria per diventare sempre più multiculturali, con i suoi pregi e difetti, ma é un dato di fatto.
Se questo é il futuro, fatto di un mondo iperconesso, con la libertà di spostamento e l’accesso continuo alle informazioni per garantire una coesione sociale, cosa si vuole costruire in questo modo e come ci dovremo approcciare a questo nuovo bacino di conoscenze e di diversità?
Priel ha continuato il suo intervento parlandoci dei fraintendimenti affrontati durante la sua condivisione degli spazi di studio. Infatti i fraintendimenti – sottolinea – sono all’ordine del giorno perché si proviene da culture diverse, e i semplici gesti ai quali ognuno attribuisce un significato, possono essere fraintesi e diventare motivo di discussione con altre persone.
E allora è importante e fondamentale conoscersi per capire meglio la propria identità, che non è rigida, unica e ben definitiva, ma anzi ha dimensioni diverse da persona a persona e muta nel tempo con le esperienze di vita di ciascuno di noi.
Scoprire tutte le cose che abbiamo in comune con le altre persone, crea quella che Priel ha chiamato ‘rete di sicurezza’ tra i rapporti delle persone.
Ed è la rete di sicurezza che ci salva nei momenti difficili, di litigio anche nella vita quotidiana, perché si possono avere divergenze su dimensioni diverse, ma gli altri punti di unione tengono saldo il nostro rapporto.
Ovviamente il processo di creazione di questa rete richiede m o l t o t e m p o e i pregiudizi non giocano sicuramente a favore predisponendoci invece a considerare solo una dimensione e focalizzarci s o l o s u l l a n o s t r a personale idea.
E Priel ci ha portato in chiusura al suo discorso, condensando quanto presentato prima nel suo personale concetto di ‘non violenza’.
Partendo dall’analisi della parola violenza nella lingua ebraica, ci ha portati ad osservare che si può essere violenti anche senza usare la forza, perché la ‘violenza’ è l’atto di rendere muto qualcuno.
E rendere muto qualcuno lo si può fare fisicamente, verbalmente, politicamente, o semplicemente non ascoltando il nostro interlocutore.
Ecco quindi che l’ascolto é esattamente l’opposto della violenza, ma si deve trattate di un ‘ascolto attento’ ovvero privo della presunzione di aver già capito il nostro interlocutore, ma piuttosto ponendosi sempre in una posizione di apertura per conoscere, condividere, modificare la nostra identità e rafforzare così anche la nostra rete di sicurezza.