Questo metallo è stato infinite volte assunto a segno di valore, al punto da costituire il contro-valore oggettivo della carta monte. Il suo valore intrinseco, però, non giustifica quello che gli è stato attribuito, e persino la sua scelta come prezioso di riferimento riposa su ragioni simboliche più che reali.
Nel sommerso linguaggio del simbolismo il cuore giallo-oro dell’emblema rotariano dialoga con la perfezione del cerchio reso, si disse, umanamente imperfetto nella forma della ruota. In quanto metallo perfetto, l’oro allude alla possibilità di un’autoattuazione sempre maggiore, all’inestinguibile possibilità di perfezionare se stessi. La tensione ideale alla perfezione espressa dell’oro, viene intesa come impegno a realizzare le potenzialità personali ai massimi livelli.
Il colore oro è anche un universale attributo regale, che enfatizza il carattere d’eccezione e la particolare natura del re, il quale era originariamente assimilato agli dei. Cosi il giallo-oro è colore regale non solo in senso storico, ma soprattutto in senso figurato; è colore di chi incarna a livello umano un ideale di perfezione o di chi, più realisticamente, vive la tensione verso esperienze e prestazioni in cui la potenzialità dell’uomo si esprime al massimo grado.
Il colore oro negli emblemi rotariani ammicca in maniera aperta alle manifestazioni elevate ed eccezionali dell’uomo. Queste esperienze di picco si riconnettono al concetto di élite che simbolicamente inteso, questo termine, individua le forme più elevate dell’individualità e le manifestazioni più pregevoli dell’essenza umana.
Il colore dorato consegna così la tradizionale aspirazione elitaria del Rotary ad una condotta illuminata, a un’eccellente realizzazione della professionalità e soprattutto a un’aurea condotta etica.