Per spiegare l’argomento di questa sera occorre fare una premessa.
Il sistema sociosanitario lombardo ha costruito nel tempo una rete di offerta articolata e differenziata, con capacità di innovazione, di coinvolgimento di risorse pubbliche e private, di ricerca, di partecipazione attiva della popolazione. Tuttavia, a fronte della complessità della domanda di salute di una popolazione con livelli di fragilità e cronicità sempre maggiori, l’attuale sistema si mostra non completamente adeguato a superare la frammentazione dei processi erogativi che lo caratterizzano.
La Legge Regionale n. 23/2015 ha offerto l’opportunità di ridefinire l’intera filiera di servizi per rispondere ad una logica unitaria in grado di superare i tradizionali confini tra Ospedale e Territorio, di integrare gli ambiti di intervento sanitari, sociosanitari e sociali, garantendo la presa in carico del paziente lungo l’intero percorso preventivo, diagnostico – terapeutico e assistenziale.
La presa in carico della persona con fragilità o con patologie croniche ha assunto un ruolo prioritario nella programmazione degli interventi sociosanitari, in virtù delle caratteristiche cliniche, psicologiche e sociali di queste persone. È necessario quindi il superamento dell’approccio specialistico tradizionale, per focalizzarsi sulla persona, sulla valutazione globale e multi disciplinare dei suoi bisogni al fine di promuovere la dignità della persona e la qualità della vita e quindi la salute nelle sue diverse dimensioni.
La Giunta Regionale ha adottato una serie di atti per avviare l’attuazione della nuova modalità di presa in carico introdotta dalla Legge Regionale. n. 23/2015, quali gli “Indirizzi regionali per la presa in carico della cronicità e della fragilità in Regione Lombardia” (DGR n. X/4662/2015) e “I bisogni della persona e la domanda di salute” (DGR n. X/6164/2017).
Tali atti hanno l’obiettivo di operare un cambio di paradigma, evolvendo verso un sistema orientato alla presa in carico di fasce diverse di malati riguardo ai rispettivi bisogni in termini di prevenzione, di cura e assistenza e finalizzato a migliorare l’accessibilità ai servizi e assicurare la gestione integrata dell’intero percorso del paziente.
Questo passaggio all’approccio olistico si concreta innanzitutto nella capacità, sia a livello di sistema sia dell’erogatore di prestazioni, di spostare ed estendere il focus dai singoli e specifici episodi di cura alla presa in carico complessiva della persona, riguardo ai suoi bisogni e all’evoluzione di questi nel tempo, tenendo in considerazione anche la situazione sociale e relazionale in cui è inserita.
Si rende pertanto necessario intervenire su più direttrici che vanno dalla conoscenza e approfondimento dei bisogni della popolazione all’evoluzione degli assetti organizzativi; dalla costituzione di reti integrate di erogatori di servizi per la presa in carico e di reti di supporto che intervengono in presenza di fragilità sanitarie, sociali e socioeconomiche.
L’evoluzione promossa dalla Legge Regionale n. 23/15 prefigura un sistema organizzativo dinamico e flessibile, capace di modulare la distribuzione dei servizi in funzione degli effettivi bisogni riscontrati e tenendo conto delle peculiarità del territorio.
La governance dei processi di distribuzione dei servizi, in tale prospettiva, deve essere orientata non solo a dare prestazioni appropriate ed efficienti, ma anche a garantire il coordinamento della presa in carico e del percorso di cura attraverso connessioni e interdipendenze organizzative tra i diversi livelli.
Il sistema individuato, orientato alla presa in carico del paziente, prevede la partecipazione di più attori che interagiscono nella gestione di attività complesse quali la stratificazione della domanda, l’arruolamento, l’organizzazione del percorso di cura, il monitoraggio e la remunerazione.
Tenuto conto della complessità dell’organizzazione che è necessario mettere in atto per attuare quanto previsto, si procederà per step successivi facendo in modo che il Sistema possa adattarsi all’applicazione di questo nuovo paradigma.
Per capire perché ci si preoccupa di gestire in modo migliore le persone affette da cronicità è forse utile sapere che le malattie cosiddette croniche colpiscono la popolazione in maniera esponenziale con il progredire dell’età anagrafica con valori del 12% per i settantenni che arriva al 25% per coloro che arrivano a novant’anni.
È un numero elevato di persone che sono in un periodo fragile della loro vita e che, molto spesso, devono districarsi tra i vari passaggi della procedura medico assistenziale che oggi non dà continuità ma richiede che i collegamenti siano svolti dagli assistiti o dai loro familiari.
È in questo quadro normativo che abbiamo voluto che il dott. Mirko Gaverini, Direttore Generale della Fondazione Sant’Andrea, venisse a raccontarci come la Fondazione si sta muovendo per essere riconosciuta come l’Ente gestore delle cronicità dei malati che ne soffrono nel territorio orientale della Provincia di Bergamo. Con il dott. Gaverini sono intervenuti anche Giorgio Merletti e Rosella Festa, rispettivamente Presidente e Consigliere della Fondazione Sant’Andrea.
Erano presenti anche Esam Shahd, Presidente della Cooperativa sociale Monterosso Onlus con Stefano Preda vicepresidente, e Giuseppe Azzolari, che opera tra gli altri nei settori socio-sanitari e assistenziali.
Erano presenti anche altri ospiti coinvolti nel mondo della sanità.
Mirko Gaverini ci ha illustrato cosa sia il Soggetto Gestore previsto dalla Legge Regionale e che cosa cambierà per i pazienti.
La Fondazione Sant’Andrea Onlus di Clusone si sta preparando per le selezioni che la Regione farà per scegliere un numero di Gestori che siano capaci di fornire i servizi richiesti a un bacino di popolazione di circa 300.000 abitanti offrendo quindi servizi nelle vicinanze degli stessi abitanti, senza obbligarli a lunghi spostamenti per un esame, una visita o una ricetta.
È quindi necessario unirsi in rete con una molteplicità di soggetti che siano distribuiti sul territorio e che siano in grado, ciascuno per le proprie specialità, di trattare le cronicità.
Gaverini ci ha illustrato la rete che la Fondazione ha costruito finora nei trenta giorni che ha avuto a disposizione, ma che si espanderà a completamento nel tempo che resta fino alla fine dell’anno.
È un lavoro capillare, ma necessario per completarsi, per fare squadra, per riuscire a competere con grandi soggetti privati che naturalmente staranno organizzandosi per essere i prescelti quando dovranno essere nominati i soggetti gestori.
L’attenzione tra i presenti è stata forte, così come la puntualità nell’esposizione del Direttore Generale. Molte domande hanno permesso di inquadrare bene il perché dei cambiamenti, i vantaggi per i malati cronici, il tempo di messa a regime di questa novità che, è stato detto, potrà arrivare anche a dieci anni.
Alla fine della serata il Presidente ha ringraziato il Presidente Merletti per la presentazione della Fondazione che ci ha consentito di apprezzarne il lavoro verso i degenti, ma anche i servizi specialistici offerti anche agli esterni e gli ha consegnato un gagliardetto del Club a ricordo della serata.
Gagliardetto che è stato offerto anche alla dottoressa Maria Rosella Festa, riconfermato membro del CdA, e infine al relatore molto apprezzato della serata, il dott. Mirko Gaverini.
L’usuale rintocco della campana chiude la serata mentre soci ed ospiti, interessati dall’argomento trattato, si fermano, fanno domande e proiettano quanto abbiamo sentito a quello che sarà quando questa nuova organizzazione sarà giunta a regime.